Descrizione
I grandi libri per l’infanzia non hanno nessuna lezione da dare ai bambini. Attorno a questa consapevolezza ruota l’esplorazione condotta in queste pagine. Frutto di una ricerca ventennale, il saggio di Giorgia Grilli ribalta stereotipi e luoghi comuni, per portare alla luce la linfa di cui si nutrono quei libri per bambini che possono realmente dirsi letteratura. È un rovesciamento di prospettiva quello che qui si propone, un cambio di postura: è l’infanzia – soglia di accesso a quanto di più profondo esista nell’umano – che ha qualcosa da dire, da far trapelare. La grande letteratura per l’infanzia è proprio quella che aguzza lo sguardo, rende più ricettivi, si sforza di avvicinarsi a una dimensione che ci è estranea. «Il bambino – scrive Giorgia Grilli – è quanto di più irriducibile all’adulto si possa dare. Prima di diventare individui civili i bambini sono creature ancestrali». In essi scorgiamo l’infanzia stessa del genere umano, e la sua prossimità a quanto c’è di arcano nell’esistenza, nella natura, nel ciclo della vita e della morte. Attingendo agli ambiti più svariati del sapere – dall’antropologia alla filosofia, dalle teorie evolutive a quelle educative, dalla critica letteraria all’arte dell’illustrazione e al cinema – e scavalcando ogni barriera temporale, geografica e di genere editoriale, il libro ci propone una innovativa lettura lungo filoni tematici di ciò che accomuna le storie e i personaggi più autenticamente fedeli all’alterità infantile – dall’Ottocento ai giorni nostri, dalla narrativa agli albi illustrati; una lettura che parallelamente si sostanzia di folgorazioni iconografiche doviziose e inconsuete. Alice e Peter Pan, Pinocchio e Mary Poppins, Max e i suoi mostri selvaggi, e molti altri, ci raccontano che i bambini sono enigmi e in quanto tali ci inquietano, ci turbano, ci spaventano, incarnano quell’alterità che mette in discussione chi siamo diventati.
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